19 Aprile 2024
LA RIVISTA: GLI ARTICOLI

L’Italia, Battisti, e le Assenze Dell’Europa

L’Italia ha accompagnato la cattura di Cesare Battisti con parole e immagini, anche istituzionali, fin troppo in libertà, a volte al limite dell’osceno. Ne hanno giustamente parlato molti. 
Meno si sono osservate le due assenze del resto d’Europa. 
La prima un’assenza di sentimento. La maggior parte dei media europei ha definito la cattura di Battisti come quella non di un terrorista pluriomicida ma di un “militante di sinistra” – come nei titoli de Le Monde, di Reuters, della tedesca DW, di France 24, della BBC e di moltissime altre testate, a volte aggiungendo “wanted for four murders which he denies”, or “allegedly committed”, o addirittura “écrivain de l’exile” (La Croix). Più onesta Al Jazeera: “un guerrigliero”. 
Né mi pare che nessuno nelle istituzioni e nei governi dell’UE abbia voluto dire una parola ufficiale di sostegno a un arresto che nel nostro paese costituisce la chiusura di una vicenda dolorosa e che è stato unanimemente avvertito come un atto di giustizia da parte della politica, dei media, dell’opinione pubblica – al punto da essere una delle poche cose che sembra mettere d’accordo tutti.
La vicenda Battisti appare dunque come una di quelle in cui lo spazio politico e sociale europeo non è unitario, non è capace di un comune sentire, di una almeno abbozzata “com-partecipazione” – tutt’altro. 
Eppure la questione non è mai stata solo nazionale, avendo in molte sue fasi avuto un profondo intreccio con le contraddizioni europee. Ed è la seconda assenza dell’Europa: quella di strumenti reali per consegnare alla giustizia personaggi come Battisti. Non è un caso che egli sia stato catturato in Bolivia, in un’operazione Interpol e in un contesto lontani dall’Europa. 
Perché come sappiamo in Europa il terrorista aveva acquisito fama di fine scrittore di gialli 
(quasi un irridere al dolore delle sue vittime) e ottenuto protezioni non occasionali ma di sistema – al punto che la Francia dichiarò che non lo avrebbe mai estradato verso paesi “con sistemi giudiziari che non corrispondono all’idea che Parigi ha delle libertà”, e questo senza che nessuno a Bruxelles avesse qualcosa da ridire. E quando il vento politico stava cambiando, Battisti poté scappare in Brasile molto verosimilmente grazie all’aiuto dei servizi francesi. 
Oggi, grazie a un pregiudizio fondamentalmente antieuropeista, restano liberi a Parigi Scalzone, Pietrostefani, Villimburgo, la Vendetti, la Giorgieri… . Il loro poter gironzolare e in alcuni casi addirittura pontificare, è uno dei maggiori sostegni al messaggio dei sovranisti. E una delle prime urgenze da risolvere per chi si batta per l’Europa federale e unita non solo a chiacchiere, con quello che i loro casi rappresentano per l’ipocrisia di un certo spazio giuridico europeo e per la non condivisione di una medesima idea di giustizia.